Se hai già conseguito la Laurea in Psicologia, superato l’Esame di Stato ed ottenuto l’abilitazione, ti manca solo un ultimo passaggio per poter aprire uno studio come psicologo ed iniziare ad esercitare la tua professione a norma di legge: attivare la Partita IVA, seguendo le “istruzioni” presenti in questo post.
Come si apre una Partita IVA da psicologo? A quanto ammontano le spese iniziali? E quali sono i costi a lungo termine (es. imposte, contributi)? Se ti stai ponendo questo tipo di domande e ti senti sopraffatto dalle preoccupazioni, allora sei nel posto giusto: ti spiegheremo ogni cosa nei minimi dettagli.
Devi sapere, infatti, che aprire uno studio come psicologo è più semplice di quanto immagini, specialmente se ti affidi ad esperti del settore fiscale!
Lavorare come psicologo: quando serve la Partita IVA?
Muovere i primi passi nel mondo del lavoro è emozionante, ma di certo non mancano le difficoltà: a volte i clienti scarseggiano, soprattutto agli inizi, e l’attività sembra non ingranare mai. Ad ogni modo, non devi preoccuparti: gli alti e bassi, nella libera professione, sono molto comuni. Ciò che conta, pertanto, è saper affrontare eventuali momenti negativi con lo spirito giusto.
Una questione che in molti si pongono, in casi del genere, è: devo per forza aprire la Partita IVA per lavorare come psicologo? Spesso, infatti, vi è il timore di non riuscire a far fronte alle tante spese che derivano da un’attività “in proprio”. Per questo c’è chi cerca di rimandare il più a lungo possibile la scelta di aprire uno studio come psicologo, ricorrendo alle prestazioni occasionali.
Ma è legale tutto ciò?
Ebbene, come chiariscono sia l’Ordine degli Psicologi, sia ENPAP – ossia la Cassa Previdenziale dedicata alla categoria – l’attività dello psicologo presuppone l’iscrizione ad un Ordine / Albo ed è, pertanto, considerata per sua natura come “professionale” (dunque incompatibile con l’uso della prestazione occasionale, che non può presentare il carattere di continuità e/o abitualità).
Di conseguenza, per l’attività rivolta a pazienti privati, non è consentito il ricorso alle prestazioni occasionali, né il rilascio di ricevute non fiscali.
Diverso è il caso delle prestazioni “non professionali” che lo psicologo, anche se iscritto all’Albo, può svolgere nei confronti di cooperative, associazioni, ecc.. Queste ultime, infatti, sono compatibili con l’uso della prestazione occasionale, purché vengano rispettati i limiti previsti dalla normativa (es. durata massima di 30 giorni l’anno per ciascun committente, assenza di abitualità e continuità, divieto di promuovere o pubblicizzare – anche online – i servizi così resi, ecc.).
Tornando, perciò, alla nostra questione principale: alla luce di quanto abbiamo detto, in quali casi è obbligatorio disporre della Partita IVA da psicologo?
- Per svolgere attività professionale nei confronti di pazienti privati.
- In caso di superamento dei limiti propri delle prestazioni occasionali.
Aprire uno studio da psicologo: la Partita IVA
Aprire uno studio come psicologo, oltre che una scelta, è anche una necessità che, ad un certo punto della propria carriera, non può essere più ignorata.
Dunque, qual è l’iter burocratico da seguire?
Come abbiamo anticipato, l’attività dello psicologo è inquadrabile nell’ambito della libera professione. Conseguentemente, per l’apertura della Partita IVA, bisogna ricorrere alle stesse modalità previste per tutti i liberi professionisti:
- Scaricare tramite il portale dell’Agenzia delle Entrate il modello AA9/12, compilarlo con le informazioni richieste e trasmetterlo per via telematica.
- Attendere la ricezione del documento che contiene le 11 cifre che compongono la nuova Partita IVA (tempo richiesto: 24 ore circa).
- Completare l’iscrizione alla Cassa degli Psicologi, ovvero ENPAP (in questo caso, c’è tempo fino a 90 giorni dall’emissione della prima fattura).
Quanto costa aprire Partita IVA come psicologo?
La seconda questione da affrontare è quella dei costi di attivazione di una Partita IVA da psicologo. In realtà, l’operazione in sé è completamente gratuita e le uniche uscite riguardano il compenso di un eventuale intermediario (con variazioni in base al posto e ad altri fattori: da 300-400 € fino ad oltre 1.000 €).
Esiste, comunque, un modo per ovviare al problema di una spesa iniziale eccessiva: rivolgersi ad un servizio telematico – come, ad esempio, Fiscozen – per farsi assistere nel disbrigo dei diversi adempimenti. E, soprattutto, per non trovarsi a dover prendere da soli decisioni complicate (tra cui il Codice ATECO ed il regime fiscale, fondamentali per il futuro conteggio di tasse e contributi).